venerdì 11 giugno 2010

La tredicesima storia (Diane Setterfield)

Tutti noi abbiamo una storia, anche quando vorremmo che non fosse così. Anche quando vorremmo cambiare la direzione presa dalla nostra vita, quando le scelte che gli altri hanno fatto per noi ci hanno segnati in modo indelebile.

Tutti. Anche lei ha una storia. Margaret. Anche se vorrebbe tanto che non fosse così. Anche se tenta di convincersi che non sia così.

Margaret è la protagonista di un bellissimo romanzo che ho letto di recente, opera prima (e spero non ultima) di Diane Setterfield il cui nome, prima di leggere il suo libro, mi era del tutto nuovo.
La tredicesima storia. Un romanzo che mi ha coinvolta e sconvolta, che mi ha affascinata, incuriosita, convinta a portarlo sempre con me, in borsa, per approfittare di ogni momento che mi avesse permesso di isolarmi da tutto il resto e dedicarmi alla lettura di quella storia. O, meglio, di quelle storie.
Perché emergono storie che si intrecciano, segmenti di vita che sono tutte tessere di uno stesso – inimmaginabile – mosaico. Frammenti di vita che tracciano i contorni di un passato che sembra volersi nascondere ma che dà l’impressione di fremere per essere scoperto, conosciuto, svelato.
Margaret Lea è il nome della protagonista. Una giovane amante dei libri che viene contattata da una famosa scrittrice – Vida Winter – affinché raccolga i suoi racconti e ne stili una biografia. Una richiesta che la coglie impreparata sia perché lei non si è mai occupata di biografie di personaggi viventi sia perché conosce la fama di Vida Winter come di un personaggio enigmatico, poco propenso a parlare di se, molto incline a raccontare decine di storie false sulla sua vita. Una donna che inventa storie e ne fa romanzi. Non solo con i personaggi che pullulano nella sua mente ma anche con la sua, di vita, visto che tutti coloro che fino a quel momento hanno provato ad avere informazioni personali su di lei si sono trovati tra le mani un pugno di mosche.
Una donna sfuggente eppure tanto famosa, tanto conosciuta, tanto amata. Una donna di cui la giovane Margaret non sapeva più di tanto, tantomeno dei suoi romanzi che fino a quel momento non aveva mai letto. Una donna che l’aveva stupita fin da subito, quando si è trovata tra le mani un libro incompleto, con pagine bianche – edizione poi ritirata dal mercato e stampata con diverso titolo – in cui mancava una storia, la tredicesima.

Il romanzo prende le mosse da qui: dalla necessità di Vida Winter di raccontare la sua vita e dal dubbio di Margaret. Accettare un incarico così oppure no? Perché avrebbe scelto proprio lei? Sarebbe stata sincera o l’avrebbe presa in giro come ha fatto con tanti altri prima di lei?
La sua decisione arriva tutto sommato in fretta ed è un si.
Dal momento in cui Margaret metterà piede nella casa di Miss Winter si renderà subito conto di essere entrata in un mondo carico di mistero, di cose non dette, di luci ed ombre, di suoni e silenzi. Un mondo che si prepara a scoprire – volente o nolente – con il passare del tempo.
Non è mia intenzione narrare la trama del libro per una serie di motivi: per non togliere il gusto della lettura, in primis, ma anche perché non è facile raccontare questa storia in modo efficace senza sminuirla. Va gustata con curiosità e con attenzione perché tante sono le sfaccettature con cui misurarsi.

All’autrice va il merito di aver utilizzato un linguaggio accattivante, preciso, forbito ma mai difficile. Descrizioni ricche di particolari e precise, tali da indurre il lettore a sentire quei suoni, a vedere quelle ombre, ad avvertire quelle sensazioni sulla propria pelle. Uno stile mai pesante e capace di rendere fluide le parole, musicali nella mente di chi legge soprattutto quando vengono descritte le sensazioni che trapelano dalle pagine…
Il romanzo è davvero ricco di sensazioni, di sentimento, di paure, di perdite e conquiste. Ricco di personaggi. Anche di personaggi. Molti sono quelli che entrano ed escono dalla vita di Miss Vinter. Pochi quelli che fanno parte della vita di Margaret. Ecco, dunque, che le prime due vite che si intrecciano sono proprio quelle di queste due donne che si scelgono a vicenda. Miss Vinter sceglie Margaret dopo un’attenta valutazione che solo a libro inoltrato risulterà chiara. Margaret sceglie Miss Vinter come una specie di banco di prova che la coinvolge emotivamente, più che professionalmente. Si scelgono, si relazionano non senza difficoltà, si capiscono.
Margaret è una ragazza sola. Vive con suo padre e sua madre ma si sa di essere sola. Scopre di essere stata privata di una parte di se che continua ad essere vivo in lei e soffre di questa mancanza.
Miss Vinter è una donna malata, anziana, sofferente eppure pronta a scendere a compromessi con la sua malattia pur di raccontare la sua storia. Il racconto inizia da lontano, dai suoi nonni… I personaggi che vengono dipinti dalle sue parole sembrano prendere vita durante il racconto. E la storia ha inizio.

Una storia che narra di due bambine – Emmeline ed Adeline – molto particolari. Bambine strane, difficili, figlie inconsapevoli di un rapporto insano, legate da un sentimento che chi è come loro può capire: sono due gemelle.
La loro storia si struttura e si sviluppa assieme ad altre storie – quelle dei personaggi che vivranno con loro, dei loro genitori, di chi cercherà di aiutarle ed anche di coloro che, nel tentativo di aiutarle, faranno invece dei danno indelebili.
E’ una storia carica di sentimento ed anche di sorprese. Risvolti inaspettati sono dietro l’angolo. Intuizioni, presagi, segni, coincidenze che inizialmente passano inosservati agli occhi del lettore vengono invece analizzati dall’acume di Margaret come veri e propri elementi da cui si dipana la storia. E sarà davvero una sorpresa dietro l’altra a tenere il lettore incollato a quelle pagine.

412 pagine, per la precisione, per una storia suddivisa in capitoli che si lasciano leggere con voracità. Un libro che stuzzica l’intelligenza e la sensibilità del lettore, che lo lascia anche spiazzato in alcuni punti. Mai monotona, la scrittura è scorrevole e precisa.
Verso la fine del libro ho letto alcune pagine con meno interesse di tutto il resto… Sbagliando, però. Si tratta delle pagine di un diario alle quali mi sono relazionata come se non dicessero nulla di nuovo visto che si raccontava di vicende che erano state già narrate in precedenza. Niente di più sbagliato. Sarà proprio dalla lettura di queste pagine che emergono piccole ma importanti verità da cui arriverà una svolta.

L’edizione che ho trovato io in biblioteca è la prima, del marzo 2007 (Mondadori Editore, tradotto da Giovanna Granato) e mi ha incuriosita fin dal primo momento in cui mi sono trovata il libro tra le mani. In sovra copertina una foto di Giuliana Casarotti che propone il dorso di alcuni libri, opere di Vida Winter. Tra i tanti, però, ne manca uno.

Comincerò dall’inizio. Anche se l’inizio non è mai dove si pensa. Attribuiamo una tale importanza alle nostre vite da essere portati a pensare che la loro storia cominci con la nostra nascita. Prima non c’era niente, poi sono nata io… Ma così non è. Le vite umane sono pezzi di corda che si possono districare dal groviglio delle altre e distendere separatamente. Le famiglie sono reti. Impossibile sfiorarne una parte senza far vibrare tutto il resto. Impossibile capirne una parte senza farsi un’idea dell’insieme.

***
La tredicesima Storia
Diane Setterfield
Mondadori Editore
412 pag.
18.00 euro

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